Sì ai progetti educativi contro le discriminazioni di genere! La petizione di Red Pisa

Anche la Rete pisana di Educare alle differenze, composta da AIED Pisa, AMREF FDU Toscana, Arciragazzi Pisa, Casa della donna, Pinkriot - Arcigay Pisa, Nuovo Maschile, prende parola per condannare la scelta dell'Amministrazione comunale di non firmare l’Accordo territoriale di genere della Provincia di Pisa sull’avviso pubblico per “Sostegno alla parità di genere e alla cultura di genere”, finanziato dai fondi POR della Regione Toscana, che prevede varie azioni, tra cui progetti di contrasto agli stereotipi di genere nelle scuole del territorio.

Una decisione giudicata miope e gravissima perché, sottolineano le associazioni della Rete, priva le scuole pisane di un’importante opportunità formativa.
Per questo la Rete ha deciso di lanciare un appello su Change.org e raccogliere la voce dei tanti genitori, docenti e cittadine, cittadini che chiedono al Comune di Pisa di rivedere quella decisione e approvare l’adesione all’iniziativa della Regione

La volontà della Regione di investire sulle pari opportunità promuovendo azioni nelle scuole - osservano dalla Rete - mira ad un cambiamento culturale profondo, che interviene alle radici delle discriminazioni e della violenza di genere attraverso la promozione di modelli di relazione paritaria e di possibilità plurali fin dall’infanzia: parlarne dopo è tardi.

«La nostra associazione interviene da più di trent’anni anni sulle discriminazioni e la violenza di genere» - dice Carla Pochini, presidente della Casa della donna - «e purtroppo, attraverso l’attività del centro antiviolenza, sappiamo bene quali siano i numeri della violenza sulle donne: indipendentemente da età e provenienza socio-culturale, gran parte delle donne subiscono violenza non da estranei o stranieri incontrati per strada, ma da mariti e compagni, nella maggior parte dei casi italiani. Violenze che trovano il loro apice nella mattanza senza fine dei femminicidi e che spesso sono perpetrate proprio in quelle famiglie che, secondo il consigliere Niccolai, dovrebbero essere le uniche agenzie educative di bambine e bambini. Le famiglie non possono essere l’unica fonte di conoscenza di bambine e bambini, proprio perché a volte al loro interno esistono modelli rigidi. La lotta alla discriminazione e alla violenza di genere non è una questione legata a sensibilità familiari ma a un approccio di comunità. Le sue affermazioni e il rifiuto del Comune di discutere con urgenza la partecipazione ai progetti nelle scuole, con fondi regionali già stanziati», chiosa Pochini, «nega alle giovani generazioni la possibilità di conoscere altri modelli, di prendere consapevolezza su stereotipi che limitano attitudini e desideri personali, la libertà di scelta riguardo al proprio futuro e l’instaurarsi di relazioni sane e paritarie.»

Secondo la Rete pisana di Educare alle differenze, è significativa anche la risposta che tanti genitori e insegnanti pisani stanno mettendo in campo per contestare la scelta dell’Amministrazione comunale di non aderire a questo percorso, dimostrando la sinergia che si stabilisce tra scuola, famiglie ed associazioni. Una sinergia che, affermano dalla Rete, il lancio della petizione online vuole sostenere e valorizzare

«Noi crediamo che le istituzioni abbiano il dovere di lavorare per garantire la piena applicazione dell’articolo 3 della Costituzione italiana. Quando parliamo di uguaglianza nei diritti non possiamo prescindere dall’importanza educativa che ha la scuola nel formare cittadine e cittadini consapevoli», sottolinea Viviana Bartolucci, presidente di Arciragazzi Pisa. «Le istituzioni dovrebbero promuovere lo sviluppo di comunità educanti, affinché il benessere e la crescita di bambine e bambini vengano assunti come responsabilità condivisa da tutti gli attori sociali. L’educazione è un fenomeno trasversale: associazioni, scuole e famiglie devono collaborare; la diversità degli approcci educativi consente lo sviluppo del senso critico, oltre a favorire e ad accogliere i diversi modi che ogni persona ha di imparare. Parlare di educazione in termini di competenze esclusive, legate a un unico attore sociale rivela un approccio miope, che non tiene conto della complessità nella quale viviamo, perché l’apprendimento avviene in ogni contesto di vita e non ci sono materie di pertinenza esclusiva. Solo essendo consapevoli della trasversalità dell’educazione - conclude Bartolucci - si possono comprendere e combattere le discriminazioni che toccano le vite di bambine e bambini, trasversalmente».

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