Perchè il ddl Pillon va fermato? Ecco sette buone ragioni

Il disegno di legge proposto dal senatore della Lega Simone Pillon sulla revisione della separazione e dell’affido ci porta indietro di 50 anni, e non è retorica. Quanto proposto in quel testo di legge lede i diritti, la sicurezza, il benessere delle bambine e dei bambini e delle loro madri.

Ecco perché:

1. MEDIAZIONE OBBLIGATORIA 

– Chi vuole separarsi/divorziare, prima di presentare l’istanza, deve iniziare un percorso di mediazione familiare. La mediazione dovrebbe avere come presupposto la scelta volontaria delle parti. Nella proposta Pillon, invece, vi è l’obbligo di promuovere/iniziare la “mediazione” (per la quale non è previsto il patrocinio gratuito) a prescindere dalla volontà di una o di entrambe le parti e, soprattutto, senza tenere conto dei casi di violenza. È noto che è proprio nel momento in cui la donna sceglie di interrompere la relazione che si trova in maggiore pericolo. Il divieto di mediazione, in caso di violenza, è previsto dalla stessa Convenzione di Istanbul (art. 48).

2. FIGLIE/I

– Spesso l’uomo maltrattante fa in modo che quanto la donna denuncia non sia creduto e così finisce per attribuire alla donna manipolazioni che in realtà è lui stesso a mettere in atto. Il ddl Pillon prevede che se un/una figlio/a “manifesta rifiuto alienazione o estraniazione con riguardo a un genitore” questi possa vedersi limitata o perdere la responsabilità genitoriale, i figli vengono obbligati a stare di più con il genitore con cui hanno manifestato di non voler stare.

– I figli e le figlie saranno costretti a rimanere per almeno 12 giorni con ciascun genitore, anche contro la loro volontà e senza considerare la loro età, i loro interessi, l’organizzazione e le condizioni di vita.

3. PIANO GENITORIALE

– Nel momento peggiore della storia di una coppia si impone una discussione per redigere un piano genitoriale riguardante ogni aspetto di vita dei/delle figli/e. Questi accordi rimarranno la base di riferimento anche in caso di successivo contenzioso e dovrebbero quindi essere scritti con la capacità di prevedere il futuro.

4. ASSEGNO DI MANTENIMENTO

– Con il mantenimento diretto si vuole far passare l’idea che ciascun genitore sia nella condizione di dare al figlio/a pari tenore di vita. Ciò nei fatti non è vero: sappiamo che sono le donne a lasciare il lavoro quando nasce un figlio e sappiamo che sono le donne ad avere perdita di potenzialità di sviluppo della carriera, con evidenti conseguenze economiche.

– Viene cancellato l’assegno di mantenimento a favore dei figli/e che serve a ri-equilibrare e suddividere in proporzione alle possibilità economiche di ciascun genitore il costo per il mantenimento dei/delle figli/e.

– La disparità di capacità economiche dei genitori comporteranno una disparità di trattamento dei/delle figli/e quando saranno con l’uno o l’altro genitore.

5. CASA FAMILIARE

– Il diritto del minore di mantenere il luogo di vita in cui è prevalentemente cresciuto viene minato dalla previsione del pagamento di un indennizzo – canone di locazione ai prezzi di mercato – al “genitore proprietario” e quindi il coniuge economicamente più debole viene ulteriormente penalizzato e, di conseguenza, figli/e.

6. ORDINI DI ALLONTANAMENTO E DI PROTEZIONE

– Con questo ddl, se la donna osa denunciare condotte maltrattanti e chiedere l’allontanamento di chi agisce violenza rischia di essere accusata di provocare “grave pregiudizio ai diritti relazionali del figlio minore e degli altri familiari”.

– Il rifiuto dei minori vittime di violenza diretta o assistita di vedere o rimanere con il genitore violento può essere considerato frutto di condizionamento da parte dell’altro genitore, vittima a sua volta di violenza.

Firma la petizione online lanciata da Dire, la rete nazionale dei centri antiviolenza.

Per saperne di più sul disegno di legge Pillon consigliamo la lettura di questo articolo di Chiara Saraceno.

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