Iran, la Casa della donna sostiene l’appello della comunità iraniana di Pisa

La Casa della donna esprime tutta la sua solidarietà e il suo sostegno alle donne che in Iran da settimane protestano contro il regime in seguito all’uccisione di Mahsa Amini.

La morte di Mahsa non è un ‘incidente’ ma un femminicidio. È il risultato delle sistematiche politiche femminicide attuate dal regime iraniano, che governa in maniera autoritaria e teocratica il paese. Un regime misogino e patriarcale che persegue il controllo su corpi, azioni e pensieri delle donne, fino ad ucciderle.

Da subito ci siamo unite alle proteste della comunità iraniana di Pisa perché vogliamo dare voce al coraggio di Mahsa e di tutte quelle donne che in Iran rivendicano il diritto all’autodeterminazione e alla libertà. Vogliamo sostenere la forza di queste donne coraggiose che, anche a costo della vita, hanno aperto in Iran la via a una protesta generalizzata di donne e di uomini che rivendicano un diritto fondamentale della vita umana: la libertà di scelta

E noi da qui, da una lontananza resa ancora più profonda dal blocco di internet imposto dal governo iraniano, vogliamo dare risonanza alle proteste delle donne e degli uomini che in Iran continuano a lottare e a chiedere a gran voce che i governi europei e occidentali facciano tutte le pressioni possibili perché cessino le violenze contro chi manifesta e si apra finalmente un processo di riforma dello Stato iraniano. 

Perciò sosteniamo le richieste contenute nel comunicato della comunità iraniana di Pisa e chiediamo di condividere il comunicato il più possibile attraverso web e social.

Presidio a Pisa per le donne iraniane


Dopo il femminicidio di Mahsa (Jina) Amini, le proteste, iniziate dalle donne, si sono diffuse in tutto l’Iran coinvolgendo migliaia di uomini e donne che tuttora non cessano di scendere in piazza nonostante la durissima repressione attuata dal governo.

In Iran, non si sta protestando solo per rimuovere l’obbligo dell'hijab ma si protesta per i diritti umani fondamentali e per un cambiamento generale nella struttura del governo.

Sulla base dei rapporti e dei video provenienti dall'Iran, il regime agisce in maniera brutale e violenta per reprimere queste proteste. In particolare, attraverso i social media, i civili hanno ripetutamente segnalato i seguenti casi di persecuzione sistematica:

- Utilizzo di ambulanze per arrestare manifestanti o trasportare militari.

- Uso di bambini per reprimere la protesta.

- Spari contro bambini sia che essi partecipino alle manifestazioni sia che essi siano passanti occasionali.

- Uso di forza eccessiva, (spari, violenze, pestaggi) contro civili e manifestanti pacifici in particolare nelle province del Kurdistan e del Sistan e del Baluchistan.

- Sequestro di scolaresche dai locali della scuola da parte delle forze dell'ordine non identificabili che utilizzano furgoni senza targa.

- Arresti di massa di manifestanti, attivisti, studenti universitari, giornalisti, artisti, atleti ed ex prigionieri politici come arresti preventivi, il tutto in violazione delle norme adottate a livello internazionale

- Il 15 ottobre sono emerse notizie preoccupanti e prove video di sparatorie e di un incendio nella prigione di Evin, il famigerato luogo in cui sono incarcerati molti prigionieri di coscienza (prigionieri politici, attivisti civici, artisti, rappresentanti di gruppi etnici e religiosi e sindacalisti)

A nome della comunità iraniana, della diaspora iraniana e degli iraniani che vivono all'interno dell'Iran, vi esortiamo a parlare delle ingiustizie che si verificano in Iran e a sensibilizzare sulla questione che colpisce milioni di iraniani in tutto il mondo. La Repubblica islamica dell'Iran è una minaccia per la democrazia mondiale e il suo popolo viene messo a tacere. Le nostre voci devono essere ascoltate e l'azione deve essere intrapresa. Purtroppo quando leggerete questa lettera, a quelle già citate si sarà aggiunta un'altra situazione disumana.

Chiediamo la liberazione dei prigionieri di coscienza e di tutti gli studenti arrestati durante le proteste in Iran.

Chiediamo al governo italiano di convocare immediatamente l'ambasciatore iraniano in Italia per formalizzare la nostra opposizione al regime teocratico di Teheran, che si sta macchiando di indicibili crimini contro i propri cittadini e, soprattutto, contro le proprie cittadine.

Chiediamo la rimozione dell'Iran dalla commissione O.N.U. sui diritti delle donne.

La comunità iraniana a Pisa

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