“Interrompere la pesante monotonia quotidiana”: il lavoro delle volontarie della Casa nel carcere di Pisa

Dal 2010 un gruppo di volontarie della Casa della Donna si reca ogni settimana nella Casa Circondariale "Don Bosco" di Pisa.

Nella sezione femminile del carcere Giusi, Giuliana e Gabriella curano un laboratorio di scrittura che prevede incontri settimanali con le detenute. Un impegno che il gruppo porta avanti con grande impegno e determinazione cercando di garantire l’attività tutto l'anno, anche nei periodi più difficili per chi vive in carcere, ovvero il Natale e l’estate.

In che consiste? Soprattutto nell'ascoltare storie di vita, problemi e difficoltà che dopo questa condivisione riescono più facilmente ad essere messi per scritto dalle detenute che frequentano il laboratorio risultando poi più accessibili e comprensibili a loro stesse.

Far ritrovare una piccola porzione di autostima è già un grande successo ma quando alcuni di quei testi hanno addirittura vinto dei premi, allora la soddisfazione è  veramente tanta e di inestimabile valore, per tutte. Una delle attività del gruppo è, infatti, quella di inviare i testi scritti dalle detenute a concorsi e premi letterari. Sarebbe bello, anche se di difficile realizzazione, poter organizzare, come qualche rara volta è accaduto, letture pubbliche di questi scritti così da portare queste voci fuori dal carcere.

Ma perché fare la volontaria in carcere? Giusi, che fa parte  del gruppo fin dal suo primo costituirsi, mi dice che “si entra in quel luogo nel tentativo di portare ‘dentro’ un po’ del mondo delle donne che sta ‘fuori’ interrompendo la soffocante monotonia quotidiana che vi impera”, nella condivisione di uno spazio all'interno di un’istituzione che è forse la più patriarcale e violenta prodotta dal genere umano e lo è ancora di più con le donne.

Oltre agli incontri settimanali due sono i momenti che il gruppo sottolinea annualmente: l’8 marzo e il 25 novembre. In queste due giornate la palestra disadorna della sezione femminile, fino a qualche tempo fa inagibile e solo recentemente ristrutturata, si anima di voci, suoni, colori. Giusi, Gabriella, Giuliana, Elisabetta e Renata mi raccontano che lo scorso 8 marzo hanno fatto tante cose: le detenute si sono impegnate in un’esibizione di flamenco e in una lettura di brani dal libro di Barbara Sarri “Il ventaglio sulla pelle” e a conclusione c'è stato un buffet offerto dal gruppo.

Il lavoro delle volontarie della Casa non è solo dentro il carcere ma continua fuori con le donne che dopo aver scontato la pena sono in affidamento ai servizi sociali e hanno iniziato a lavorare. “Si tratta di percorsi delicati e faticosi, il cui buon epilogo sottintende un continuo lavoro e una costante collaborazione con altri soggetti e servizi, come il Sert e l’Uepe, e altre associazioni, come ad esempio il Cif che in carcere è molto attivo”, così si legge nel resoconto annuale che il gruppo fa per la Casa della donna.

Dunque un lavoro importante per le donne dentro e per quelle fuori, così importante che il Garante per i diritti delle persone detenute, Alberto Di Martino, l’ha segnalato anche nella sua relazione annuale. Ma, attenzione, il gruppo nei giorni scorsi ha lanciato un appello: “purtroppo siamo da tempo in sotto-numero! Cerchiamo altre donne che vogliano unirsi a noi, che abbiano un po’ di tempo ed energie e che, soprattutto, condividano l'ottica che ci anima e a cui teniamo molto, cioè quella di costruire relazioni tra donne che siano spazi di incontro, rispetto, conoscenza reciproca e libertà”.

Chi volesse rispondere all’appello e unirsi a Giusi, Giuliana, Gabriella, Elisabetta e Renata può scrivere a segreteria.casa@tiscali.it.

Nella foto il Gruppo "Donne e carcere" in una riunione alla Casa della donna. Foto: Collettivo Outofline.

 

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